martedì 2 agosto 2011

Leggi la vita di un personaggio straordinario

UMBERTO JOACKIM BARBERA
FAREBBE A MENO DI SCRIVERE DI SE'
SE QUALCUNO SCRIVESSE DI LUI


Quando chiedevano a mia madre che lavoro io facessi, Lei che mi conosceva molto bene non sapeva rispondere. Era letteralmente schiacciata dalla mia esuberanza caratteriale.

Mia made Annabella

Dicono che io sia di natura un "genio eclettico" benché come Einstein a scuola fossi un modello negativo di studente, bocciato già alle elementari con voto di condotta tra il 6 ed il 7. 

In prima classe elementare facevo 24 errori in una riga di dettato, Crescendo migliorai ed all'esame di maturità in quattro ore feci tutti i tre temi proposti a scelta agli studenti, ed ora da grande scrivo di getto soggetti per film come suonassi il piano.

Il Professore di francese si strappava i capelli e mi disse che non avrei mai imparato una parola di francese, poi, da grande, risolsi tutti i sei enigmi in lingua francese che Pablo Picasso e Dora Maar inserirono in un grande quadrato enigmistico (ll capolavoro di mistificazione noto come "GUERNICA").

Quando feci domanda per essere ammesso nei "boy-scouts" mi misero alla prova e mi radiarono perché invece di spegnere il fuoco con l'acqua, insegnavo ai miei amici come potessero spegnere il fuoco pisciando tutti assieme a campana e gettando sul fuoco dei petardi per comprime l'aria verso il basso.

Quando marinavo la scuola per andare ad imparare a sciare in giornata, un giorno mio zio mi seguì di nascosto e mi vide scendere in neve fresca nel bosco, tra gli alberi. Quando mio zio mi chiese perché non avessi scelto il campetto dove si esercitavano gli allievi della scuola di sci, gli risposi che avrei imparato a sciare più in fretta cercando di evitare gli alberi.

A vent'anni fui il primo a sciare al Sestriere con un paio di sci di soli cm. 80 e facevo tante di acrobazie con Andrea Nasi finché fui notato anche da suo padre l'ing. Giovanni Nasi allora vice presidente della FIAT. Fu allora che conobbi l'avvocato Gianni Agnelli e suo fratello Umberto, appassionati sciatori, grazie ai quali fui incaricato di occuparmi come capo progetto del lancio commerciale degli attacchi da sci "NAVA" (speciali attacchi da sci con i quali si sciava con comodi e morbidi stivali anziché con i rigidi scarponi da sci), un progetto finanziato dalla prima società di "Venture Capital" italiana in cui essi avevano investito oltre un miliardo di lire. Credo di essere stato il solo a sciare bene con quel tipo di attacchi, senza soffrire mal di schiena, grazie ad un mio disequilibrio dinamico congenito per cui cado sempre in piedi (come i gatti).

Mi diplomai e conseguii l'abilitazione statale alla professione di "geometra" in soli due anni di studi, anziché in cinque anni, e poi frequentai la Scuola di Amministrazione Industriale dell'Università di Torino (laurea breve), prendendomela però molto comoda, specializzandomi dopo cinque anni in marketing con una tesi che risolveva gli aspetti legali-statistici-assicurativi sulla manutenzione dei capi d'abbigliamento consentendo di promettere al consumatore un capo d'abbigliamento nuovo in sostituzione di quello usato che si fosse rovinato nel primo lavaggio a secco nei termini della garanzia (entro un anno). Una soluzione legale che mi fu approvata dall'avv. Franzo Grande Stevens. Mio relatore della tesi fu il Prof. Giovanni Tartara, già direttore marketing del Gruppo Finanziario Tessile.

Con l'eredità del nonno mi recai per tre mesi a La Paz in Bolivia (a 4500 metri di altitudine) dove per imitare il miliardario Guggenheim acquistai le licenze di sfruttamento di 14 giacimenti di stagno, di una miniere di rame e di due miniere di ametiste. Tornato in Italia, nessuno dei miei amici si entusiasmò dell'idea di trasferirsi a lavorare con me in sud America, e la mia proposta venne accantonata.

Ricordo il mio primo "dopo scuola" in un'Agenzia di pubblicità di Torino dove,  a soli 16 anni, imparai a fare il "copy writer " ed il creativo come ragazzo di studio di Armando Testa, per il quale avevo inventato il tema di "Punt e Mes" palla e mezza palla ed il caffé Lavazza in Paradiso (1964 !). Sulla base di questa esperienza, tornato in Italia dalla Bolivia, a 25 anni fui assunto dalla Agenzia multinazionale Compton, diretta da Mr. Killough colui che divenne l'uomo immagine del Presidente Ronald Reagan. E pensare che mi licenziarono per un disaccordo dopo che ebbi proposto il tema d'una campagna pubblicitaria per una nota saponetta per le mani che, a mio parere, avrebbe invece avuto successo se fosse stata posizionata con il marchio "bidet"  per l'igiene intima delle donne.  

Il mio secondo impiego fu nella multinazionale olandese Unilever, come "assistant product manager" dei pesci surgelati "FINDUS" dove mi licenziarono dopo che proposi di inserire nel pacchetto surgelato un indicatore del mantenimento dei valori del freddo, avendo riscontrato che nel mese di Agosto, a Roma, i negozianti lasciavano i pacchetti surgelati fuori dal frigo finché non vi fosse posto libero (causando così una interruzione della catena del freddo e variando la qualità organolettica dei cibi dissuggellati). Tornato a Torino, fondai la sede locale della "Unione Nazionale Consumatori" ed ebbe l'onore di un articolo sul quotidiano nazionale "La Stampa".

Lavorai anche nel settore delle pubbliche relazioni per un imprenditore nel settore della manutenzione anti-corrosiva di "pipe lines"per il trasporto di petrolio, per il quale soggiornai nei Paesi Arabi; poi lamentandomi per i caldo, fui trasferito in inverno in Svezia. Il mio compito era di organizzare eventi ludici per migliorare i rapporti commerciali con i dirigenti di Raffinerie e General Contractors di imprese multinazionali, ad esempio accompagnando a sciare le famiglie dei Direttori che ci affidavano i lavori.

Lavorai anche come organizzatore di reti di vendita nel settore delle piastrelle per esterni e piscine, e riuscii a vendere delle piscine in Zaire dove non vi erano sorgenti d'acqua in superficie, promettendo di inviare pompe per estrarre l'acqua dalle profondità del terreno.

Lavorai anche come venditore di campi per cantieri nel deserto, e come venditore di facciate continue d'alluminio in paesi dell'Africa dove ancora abitavano nelle capanne.

Fui l'inventore della "Fetta biscottata che non faceva briciole", ciò a discapito della salvazione delle formiche. Proposi e realizzai il progetto per la Società Venchi Unica spa di Torino, una linea di biscotti integrali realizzati con una miscela di grano di cui il 90% macinato industrialmente ed il 10% macinato a pietra. Le fibre lunghe sostenevano l'impasto ed evitavano la formazione di briciole.

Più maturavano le mie esperienze lavorative, più prorompeva la mia creatività nei settori più disparati.

A soli 27 anni fui nominato dirigente dela E.F. McDonald Co. (Ohio, USA), una Società multinazionale che operava nel settore "incentive" vendendo campagne motivazionali per le reti di vendita e divenni il responsabile dei rapporti con la FIAT Auto, per la quale ideai e realizzazi la più imponente campagna di incentivazione per la finanziaria SAVA spa, rivolta a 2800 persone, che ebbe un grande successo. Accompagnai 300 concessionari delle marche Fiat in viaggio premio a Bankok per i quali mi esibii in un volo seduto su una sedia trainata da un motoscafo. Purtroppo nella discesa il pallone si aprì troppo velocemente ed io caddi in piedi sulla spiaggia, precipitando da oltre 30 metri di altezza, centrando con un piede l'unica pietra nascosta sotto la sabbia finissima, alla presenza di centinaia di persone che seguivano la mia acrobazia col naso all'in sù.

Sull'onda della mia notorietà, inventai una carta di credito per auto-premiarsi, in modo da far risparmiare alle aziende committenti il 30% di tassa sul valore dei premi erogati, poiché "chi si premia da se non é premiato da nessuno" ed elude la tassa. Come "good will" della campagna motivazionela, inventai l' "orologio sempre esatto" che sul quadrante portava impresso il numero del servizio di controllo ed informazione dell'ora esatta del fuso orario di pertinenza. Come premio per i vincitori delle campagne, inventai la "medaglia parlante", una medaglia che al posto del nastrinino tricolore aveva una sottile chiavetta di memoria tricolore che, inserita in un PC, avrebbe raccontato la storia della campagna "incentive" ! Inventai anche una "carta di generosità inversa" che evidenziava sulla faccia della carta la percentuale della donazione alla Chiesa Cattolica: dall'8 per mille all'8 per cento ! 

Successivamente mi occupai più seriamente di "Venture Capital", nel settore degli investimenti di rischio, ed a 37 anni fui nominato dirigente della prima società italiana del settore, assunto dal dr. Gian Marco Roveraro nella sede di Mediobanca a Milano, poi a Torino. Infine a 40 anni fui nominato Dirigente nella squadra direzionale della Montedison Holding, al tempo delle scalate in borsa del Presidente Schimberni, dove mi occupavo di "progetti speciali" per  alcune aziende del Gruppo, Supermercati Standa e produzione di detersivi MiraLanza. Notevoli di menzione furono almeno due progetti: il primo riguardò un fustino di detersivo valoriale senza "marca" ma solo con la dicitura "Lava bene e fa del bene" (nel fustino veniva incluso il cartoncino dell'Unicef che provava la contribuzione già effettuata). Il secondo riguardò un tappetino per il mondo arabo, stampato con una speciale carta vegetal-chimica (le fibre vegetali erano legate da micro elementi di plastica bio-degradabili). Questo tipo di carta-spugna, oggi distribuita nei supermercati come carta di marca "Tutto", ha la caratteristica di poter essere reimpiegata dopo essere stata strizzata. Immaginate ora un prodotto cosìdetto "tappeto preghiera", stampato colorato in "double-face", griffato da una macchina a doppio rullo che lo faceva sembrare un tappeto con trama ed ordito, leggero, morbido e facilmente trasportabile sulla strada Medina come nelle moschee. La marca del tappeto proposta sarebbe stata "prega e reimpiega", poiché dopo l'uso primario, il tappeto oramai consunto da diversi lavaggi, avrebbe potuto essere reimpiegato interrandolo sotto la sabbia come assorbente dell'umidità notturna, in modo da restituire di giorno l'umidità per osmosi e consentire la germinazione dei semi d'erba.
La preghiera avrebbe aiutato la desertificazione, migliorando la qualità della preghiera e della vita.
 
Con l'avvento della gestione Gardini-Feruzzi nella Montedison, tornai alla libera professione.
Realizzai la prima etichetta per 5 milioni di bottiglie di spumante "President Reserve Riccadonna" aventi sull'etichetta il "remainder" ad una banca dati remota da me avviata e gestita. Fu il mio, il primo caso di informazione e pubblicità telematica applicata ad un prodotto di consumo, iniziativa che attende d'essere introdotta nei libri universitari di marketing.

Il pubblicitario Armando Testa avrebbe voluto nuovamente avermi con sé, come "figliol prodigo", ma la remunerazione da me chiesta di €22.000 netti mensili davanti a tutta l'Agenzia riunitasi nel giorno in cui volle presentarmi al suo centinaio di dipendenti, creò un certo imbarazzo e fui accompagnato alla porta. Ancora lo ringrazio: presi un anno sabbatico e mi dedicai a giocare a burraco.

Non ho mai letto un libro d'arte fino all'età di 40 anni, perché preferivo dedicare il mio tempo libero dal lavoro, andando a sciare o giocando a golf, magari dilettandomi in qualche invenzione come quella degli "OCCHIALI SPECIALI PER L'ADDESTRAMENTO NEL GIOCO DEL GOLF", di cui depositai un brevetto internazionale (Europa, USA e Giappone) e che fu validato nella sua funzionalità dal Direttore della Scuola dei Maestri di golf Professionisti Europei (PGA). Questi occhiali, utili anche per l'allenamento, consentono di scendere di almeno 7 colpi di hpc in una settimana. PININFARINA provò ad usarli e poi li presentò al maggior distributore giapponese di articoli per il golf, mentre Andrea Nasi divenne promotore di questi occhiali da golf negli USA. 


La meravigliosa avventura finì quando fui chiamato dalla Commissione Regole e regolamenti dell' ANCIENT GOLF CLUB SAINT ANDREWS dove una squadra di maestri volle verificare la funzionalità del mio occhiale speciale e decretò che erano validissimi e funzionali ma che consentivano effettivamente di scendere di hpc solo a chi li avesse posseduti. Pertanto i miei occhiali speciali furono riconosciuti come un "unusual equipment" e furono squalificati da tutti i campi da golf del mondo. Io replicai sostenendo che sarebbero stati acquistabili da tutti i giocatori del mondo e che quindi non sarebbero stati più "unusual" (inusuali), ma la mia replica fu dichiarata "improponibile una seconda volta" (le dichiarazione del Comitato S. Andrews sono definitive, categoriche ed indiscutibili) e quindi la mia replica fu respinta senza essere nemmeno presa in considerazione.

Nel frattempo io avevo ceduto il brevetto ad una società italiana produttrice di occhiali da golf (marca "Killer look"), contro la promessa di guadagnare una roylatie di $1 (dollaro usa) per occhiale venduto, con l'impegno aziendale di vendere da 60 mila occhiali il primo anno, a salire negli anni seguenti fino a 500 mila occhiali. Su questa rosea prospettiva, l'Azienda Killer Look fu acquistata dalla BENETTON; quest'ultima società, vista la sopravvenuta dichiarazione del Comitato Regole e regolamenti dell'Ancient Golf Club Saint Andrews, decise di non mettere in produzione la linea degli occhiali per l'addestramento nel gioco del golf, lasciandomi a bocca e portafoglio asciutto. Deluso da questa mia costosa iniziativa nel settore del golf, cambiai passione e mi dedicai allo studio dell'arte pittorica.

Nel settore dell'arte divenni il classico esempio dell'allievo che supera l'amico Maestro. Nel mio caso il mio carissimo amico e mio testimone di nozze fu un bravo pittore torinese Ezio Gribaudo, Gran Maestro della Massoneria locale, oggi ultra ottantenne, il quale dopo avermi seguito nelle prime mie ricerche sul "capolavoro sconosciuto" da me ereditato e nei miei studi sul segreto ditirambo letterario sotteso alla storia dell'arte, si convinse che il segreto da me scoperto stava fuggendogli di mano.

Gribaudo mi portò a conoscere il primo marito di Peggy Guggenheim (deceduto a Manosque, nel Midì della Francia) e mi presentò nell'occasione di una biennale di Venezia a M. Binoche ed all'editore Umberto Allemandi;  poi mi presentò ai massimi esponenti dell'arte e ad alcuni editori e banchieri di Parigi i quali si complimentarono con me per essere riuscito a risolvere gli enigmi di "Guernica", una meta intermedia della "caccia al tesoro" sottesa all'arte; risolvendo tutte le mete di questo gioco finanziato da Jean Cocteau (Gran Maestro del Priorato di Sion), io riuscii a scoprire dove fosse custodito il Calice del Graal (al Museo Hermitage di San Pietroburgo) e soprattutto quale fosse il suo segreto (immagini infrarosse, quindi invisibili, foto-impresse nel vetro dell'antica coppa romana) riuscendo a capire come si potesse rendere auto-luminescente la coppa del Graal ferrosa-uranitica (esponendola al sole) in modo da trasformarla in un proiettore luminoso sulla frequenza dell'uranio (verde). La frequenza visibile di colore verde, battendo la frequenza luminosa infrarossa, avrebbe reso visibili le immagini infrarosse e consentito di vedere apparire sul fuoco ottico interno alla coppa, l'immagine tridimensionale del Re di Davide che era foto-impressa nel vetro.

Si trattava quindi di un antico Album fotografico che provava l'identità del vero volto del Re di Davide ?

                                              

Nulla di difficile da scoprire solo per chi avesse studiato l'antica scienza della "catottrica cinese" (leggi ottiche di conversione delle immagini curve (anamorfosi) in immagini tridimensionali apparenti nell'acqua della coppa del Graal. Un gioco ottico con cui si divertivano gli imperatori cinesi tremila anni prima dell'avvento di Cristo e con cui ancor oggi si divertono coloro che bevono il sakè offerto a fine pasto dal ristoratore orientale, in quelle tazzine dove si vedono riflesse nel liquore le immagini di donnine nude o di giochi sessuali che svaniscono non appena si beva il contenuto della coppa.

al Museo Ermitage

Date queste premesse, il lettore capirà come per me, dotato di poteri non definibili "normali" di intuizione ed accesso al mondo della fantasia quantica (fisica dei quanti), fu quasi banale scardinare il segreto gioco sotteso all'arte, al quale parteciparono i grandi maestri pittori di fine ottocento e novecento. Se ne deduce che gli organizzatori del gioco agiscono ancor oggi sotto giuramento di non rivelare lo scopo del gioco né la sua esistenza finché, dopo la loro morte, essi possano (se esista la loro sopravvivenza dopo la morte) far sì che il "gioco impossibile" (poiché negato dai viventi) venga risolto dal "lungamente atteso" (sono io, per chi non lo avesse ancora capito). Gli organizzatori del gioco dovrebbero pertanto aver prodotto e produrre una concatenazione di eventi improbabili (nel mondo tridimensionale dei fenomeni probabilistici in cui viviamo) capaci di far riconoscere anche ai più scettici che il gioco sotteso all'arte é definitivamente risolto.
Uno degli elementi risolutivi é appunto IL RITROVAMENTO DI 100  DIPINTI FALSAMENTE DICHIARATI FALSI E POI DICHIARATI DISTRUTTI, poiché essendo tornati alla luce ed essendo verificabili ed attribuibili, queste opere sconfessano le premesse dubitative degli scettici.
In verità ne basterebbero solo dieci.

Le opere sono attualmente depositate in parte in un "caveau di sicurezza", in parte distribuite in appartamenti sparsi a Torino, e possono essere raccolte con facilità solo da due persone ciascuna aventi metà delle informazioni. Una delle due persone sono io, l'altra persona, per motivi di sicurezza, non posso rivelare chi sia.

È vero che ho speso oltre un milione di Euro (€) in dieci anni di ricerche (acquisto di libri d'arte, studi, viaggi) e di ritrovamenti (acquisti dei 100 dipinti, restauri, cornici, analisi multi-spettrali, indagini foto-tecniche U, IR, X, estrazione del DNA da impronte e tracce biologiche coeve in materia) e anche in EXPERTISES presso le Fondazioni francesi, raccogliendo tutte le ricerche in un grande volume edito da una mia società appositamente costituita: la Newtel srl editrice d'arte,





Le Fondazioni francesi, evidentemente se non complici, sono comunque obbligate dal "Segreto di Stato" a sottacere il riconoscimento di questa storia. Infatti le "Expertises" rilasciate dalle Fondazioni sono talmente inconsistenti nel merito e banali nelle risposte, che ci si domanda come le Fondazioni possano essere ancora meritevoli di accreditamento professionale se non da persone ignoranti in fatto d'arte e tenuti all'oscuro del segreto gioco che era ed é sotteso all'arte.



Documento firmato da Ezio Gribaudo

Per quanto invece ai miei tentativi di ottenere delle "Expertise" d'arte da Comitati sovra nazionali, ho cercato più volte canali bancari tramite metodi propositivi canonici. Essendo questi canali soggetti al controllo di modesti mediocri impiegati e dirigenti, timorosi di esporsi per operazioni superiori ai normali protocolli e nei limiti tecnici della loro discrezionalità, non sono al momento ancora riuscito a sottoporre il mio progetto ai Consiglieri di Amministrazione  (Board). 


Se conoscessi il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, forse sarebbe più facile fare chiarezza sull'autenticità di queste opere d'arte accedendo agli archivi di Stato, mentre non credo di trovare strada migliore con il Presidente della Francia, il quale non avrebbe alcun interesse a riconoscere le malversazioni effettuate in passato da elementi (oramai morti) del Movimento di Resistenza francese per essere mallevati dl debito verso i banchieri finanziatori della Resistenza.

Ho tuttavia presentato all'UNICEF (Fondo della Nazioni Unite per l'Infanzia) il mio progetto che denominai "Fanfan Lapin" in cui proposi di affidare ad un Comitato sovra nazionale di esperti d'arte (ad esempio un Comitato nominato dall' UNESCO, Area Cultura) , al fine ultimo di vendere ad Enti Statali l'intera Collezione o parte delle opere ritrovate, destinando parte del ricavato per realizzare progetti monitorati a favore della rappacificazione dei bambini ebrei e palestinesi.


Non ho ancora ricevuto risposta dal Comitato Nazionale UNICEF e non credo di riceverla. Confido comunque nell'accadimento di fatti imprevisti ed improbabili che lascio alla buona volontà dei defunti.

Ad ogni buon conto, non riuscendo ad ottenere le "Expertises" di autenticità delle opere ritrovate, salvo alcune perizie calligrafiche di autenticità su firme o mano-scritture lasciate a margine delle opere, ci voleva una buona idea per utilizzarle, sfruttando il vantaggio di non dover pagare "royalties" a Fondazioni o eredi degli artisti (i cosìddetti "diritti di seguito"), non trattandosi di opere riconosciute. Ebbi alcune idee molto divertenti:

1) La "PINACOTECA GIRAMONDO", un circo d'arte da proporre a Società di eventi artistici o Museali, utile per attrazione turistica, ma sorse il problema assicurativo-estimativo: in assenza di attribuzioni certificate dalle rispettive Fondazioni le opere non avrebbero potuto essere assicurate al loro valore effettivo. In caso di furto delle opere esposte, il risarcimento sarebbe stato minimale basato sul valore delle cornici.

2) Le "UNGHIE D'ARTE", micro-riproduzioni delle opere d'arte prescelte su sottile carta plastificata in superficie ed adesiva nella parte inferiore, utili per decorare le unghie di mani e piedi delle giovani "teen-agers". La confezione di unghie cartacee adesive potrebbe contenere 10 micro-riproduzioni dimensionate per dieci diverse dita, oltre ad una lente pubblicitaria di materia plastica per ingrandire e mostrare le opere d'arte in spiaggia, utilizzando una semplice lente di plastica per appassionati filatelici.

3) I "PANNELLI DECORATIVI", realizzati in lamiera, materiali compositi, carton gesso, legno plastificato, e riproducenti le opere più decorative. Questi pannelli potrebbero essere utilizzati nel settore dell'edilizia come pareti divisorie mobili per camere d'ospedali, camere abitative, contro-soffitti per camere da letto, pavimentazioni in lamiera decorate d'arte oppure, nel settore sportivo, come tavole da "surf" o da sci.

4) I "SOGGETTI CINEMATOGRAFICI". L'idea più impressionante fu quella di rivoltare l'arte come un guanto o un calzino, trasformando il punto di debolezza in punto di forza. Ebbi l'idea di inserire l'opera d'arte prescelta come tema di fondo di un soggetto cinematografico, immaginando il ritorno dell'artista pittore catapultato dal passato nel mondo odierno, più precisamente in camera mia, con la missione di farsi riconoscere prima di autenticare le proprie opere d'arte tra quelle ritrovate.


Il problema di fondo fu quello di farsi apprezzare come scrittore di soggetti per film, per cui pubblicai un testo ("script") in forma integrale, adatto ad essere trattato per una sceneggiatura e per la previsione del costo della produzione cinematografica. I contatti con produttori sono in corso d'opera.


Infine, e qui concludo la presentazione, nel 1995 costituii una Società famigliare, la NEWTEL srl con  capitale interamente versato di € 10.100,00=, sede legale in via Sachero 2/5 Sciolze (Torino) e secondaria in via Bonafous 2 (10123) Torino - sede legale in corso di trasferimento nella secondaria  - autorizzata ad operare come "società editrice tramite carta, filo ed etere", quindi operativa anche su "Social Network" come Facebook, dove sono rintracciabile come <Umberto Joackim Barbera>, per servirvi:


e-mail: <ubarbe22@gmail.com>
mobile: +39 348 5116565

La società editrice NEWTEL srl, sebbene operi senza produrre introiti, continua a produrre ricerche su temi d'arte. Non ha al momento una sede operativa fissa, salvo il recapito fiscale, potendosi editare in rete anche da un i.phone, evitando costi fissi di affitto locali e, con i tempi che corrono, la sicura bancarotta.

Qualora siate nati in una famiglia di religione ebraica ed abbiate un dipinto ereditato da vostra nonna la quale abbia magistralmente copiato un quadro inedito di van Gogh, vogliate dirmi dove possa trovare il dipinto originale e qualora non lo sappiate, statene certi, ve lo ritroverò.

Cordialmente, Umberto Joackim Barbera

Nota: Umberto J. Barbera + De Benedetti, Segre, Levi (per ascendenza materna), annuncia che per esecuzione delle volontà del defunto Barone Alfred von Otter Ausburg interpretate e trasmesse dalla sua vedova dr.ssa Guglielmina Avolio degli Abiti, con osservanza della legislazione svizzera acquisisce il titolo nobiliare "von Otter Ausburg" per sé e per la propria discendenza, tanto per pareggiare la sua ex seconda moglie Maria Ludovica Berardi, figlia del Marchese Bosco Berardi e di Claudia Bentivoglio.

Questa trovata qualcuno non l'aveva messa in conto ! :-)


Raccomanderei di non concentrarsi mai sulla persona (non é un orso meccanico su cui sparare) ma solo e sempre sul frutto della sua creatività ed in modo particolare sui cento dipinti ritrovati.   


Qui finisce la storia infinita
e vi ringrazio per averla letta.